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      Neanco le persone colte, in Catalogna, parlano perfettamente la lingua nazionale; il castigliano riconosce il catalano alla prima, oltre che alla pronunzia, alla voce, e sopratutto alla illegittima frase scarsa. Per questo uno straniero che vada in Spagna coll'illusione di saper parlare la lingua con garbo, può, fin che sta in Catalogna, serbar la sua illusione; ma quando penetri nelle Castiglie, e senta per la prima volta quello scoppiettío di frizzi, quella profusione di proverbi, di modi, d'idiotismi arguti ed efficacissimi, che lo fan[29] rimanere a bocca aperta, come l'Alfieri dinanzi a Monna Vocaboliera quando gli discorreva di calzette, addio illusioni!
     
      L'ultima sera andai al Teatro del Liceo, che ha fama di essere uno dei più belli d'Europa, e forse il più vasto. Era pieno zeppo di gente dalla platea alla piccionaia, che non ci sarebbe più capito un centinaio di persone. Dal palco in cui ero io, si vedevan le signore della parte opposta piccine come bimbe; e a socchiuder gli occhi, non apparivan più che tante strisce bianche, una ad ogni ordine di palchi, tremolanti e luccicanti come immense ghirlande di camelie imperlate di rugiada e agitate dal zeffiro. I palchi, vastissimi, sono divisi da un assito che s'abbassa dal muro verso il parapetto, lasciando scoperto tutto il busto delle persone sedute sulle prime seggiole; in modo che, all'occhio, il teatro par fatto tutto a gallerie, e n'acquista un'aria di leggerezza che fa un bellissimo vedere. Tutto sporge, tutto è scoperto, la luce batte in ogni parte, ogni spettatore vede tutti gli spettatori, le corsie son spaziose, si va, si viene, si gira a tutt'agio da ogni lato, si può contemplare ogni signora da mille punti, passare dalle gallerie ai palchi, dai palchi alle gallerie, passeggiare, far crocchio, bighellonare tutta la sera di qua e di là, senza urtar nel gomito anima viva.


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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze
1873 pagine 422

   





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