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      A Tudela, i Francesi sconfissero il generale Castaņos; a Calahorra, Sertorio resistette a Pompeo; a Navarrete, Enrico di Transtamare fu vinto da Pietro il Crudele; si vedono i vestigi della cittā di Egon ad Agoncillo, le rovine d'un acquedotto romano ad Alcanadre, i resti d'un ponte arabo a Logroņo; la mente dura fatica ad abbracciare le memorie di tanti secoli e di tanti popoli, e l'occhio si stanca colla mente. L'aspetto della campagna varia ad ogni momento. Vicino a Saragozza son campi verdi sparsi di[73] case e di viottole serpeggianti, per le quali si vede qualche gruppo di contadini, avvolti nei loro scialli variopinti, qualche somarello, qualche carro. Pių oltre non sono che vaste pianure ondulate, nude, aride, senza un albero, senza una casa, senza un sentiero; ove non si vede che di miglio in miglio un armento, un pastore, una capanna; e qualche piccolo villaggio, composto di casuccie color terraceo, basse, che quasi si confondono col suolo; piuttosto gruppi di capanne, che villaggi, vere immagini di miseria e di squallore. L'Ebro serpeggia a grandi curve lungo la strada, ora vicino, che par che il treno ci si vada a tuffare, ora lontano, come una striscia d'argento, che appare e dispare fra le gobbe del terreno e i cespugli delle sponde. Lontano si vede una catena di monti azzurri, e al di lā le cime bianche dei Pirenei. Presso Tudela si scopre il canale; dopo Custejon la campagna verdeggia; e via via, le pianure aride si alternano cogli oliveti, e qualche striscia di verde vivo rompe qua e lā il giallognolo secco dei campi abbandonati.


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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze
1873 pagine 422

   





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