Pagina (145/422)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      I Ministri strillavano; i borbonici, assuefatti all'imponente corteo d'Isabella, dicevano ch'egli strascinava per le strade la maestà del trono di San Ferdinando; persino il servitore che lo seguiva, guardava intorno con un'aria crucciata, come per dire:-Vedete un po' che pazzie!-ma checchè si dicesse, il Re non poteva pigliar l'abitudine di aver paura. E gli Spagnuoli, convien dirlo, gli rendevan[164] giustizia, e qual si fosse il giudizio che portassero della sua mente, della sua condotta e del suo governo, non mancavan mai di soggiungere:-In quanto a coraggio poi, non c'è nulla da dire.
      Ogni domenica v'era pranzo a Corte. Erano invitati generali, deputati, professori, accademici, uomini chiari nelle lettere e nelle scienze: la Regina parlava con tutti e di tutto, con una sicurezza e una grazia, che per quanto si sapesse prima del suo ingegno e della sua coltura, superava sempre l'aspettativa. Il popolo, naturalmente, parlando di quello ch'ella sa, faceva le frangie: diceva del greco, dell'arabo, del sanscrito, dell'astronomia, della matematica. Ma è vero che discorreva argutamente di cose lontanissime da ogni consuetudine di studi femminili, e non con quel parlar vago e spicciativo che è proprio di chi non sa altro che titoli e nomi. Aveva studiato profondamente la lingua spagnuola, e la parlava oramai come la propria; la storia, la letteratura, i costumi della sua nuova patria, le eran famigliari; non le mancava per essere spagnuola davvero, che il desiderio di rimanere in Ispagna.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze
1873 pagine 422

   





Ministri Isabella San Ferdinando Spagnuoli Corte Regina Ispagna