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      E tutto questo facevano con una rapidità da prestigiatori e una grazia da ballerini, come se avessero scherzato con una pecora! E intanto la folla immensa faceva rimbombare il circo di risa, di applausi, di grida di gioia, di meraviglia, di terrore.
      Squilla un'altra volta la tromba; i banderilleros han finito; ora tocca all'espada; è il momento solenne, è la crisi del dramma; la folla si queta, le signore si sporgon fuori dei palchi, il Re si alza in piedi. Il celebre Frascuelo, tenendo in una mano la spada e la muleta, che è un pezzo di stoffa rossa attaccata a un bastoncino, entra nell'arena, si presenta dinanzi al palco reale, si leva il berretto, e[184] consacra al Re, pronunciando una poetica frase, il toro che va ad uccidere; poi getta il berretto in aria, come per dire:-Vincerò o morirò!-e seguìto dallo splendido corteo dei capeadores, si muove con passo risoluto verso il toro. Qui segue una vera lotta corpo a corpo, degna d'un canto d'Omero. Da un lato la belva colle sue corna terribili, colla sua forza enorme, colla sua sete di sangue, inasprita dal dolore, acciecata dall'ira, torva, insanguinata, spaventosa; dall'altra un giovane di vent'anni, vestito come un ballerino, a piedi, solo, senza difesa con una leggera spadina tra le mani. Ma egli ha diecimila sguardi addosso! Il Re gli prepara un dono! La sua amante è lassù, in un palco, cogli occhi fissi su di lui! Mille signore tremano per la sua vita! Il toro si ferma, lo guarda; egli guarda il toro, e gli agita dinanzi il panno rosso; il toro si caccia sotto, l'espada si scansa, il corno formidabile gli rasenta il fianco, urta il panno rosso e colpisce nel vuoto.


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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze
1873 pagine 422

   





Frascuelo Omero