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      I loro nomi, i loro visi, le loro gesta sono assai più noti al popolo che le gesta, i visi e i nomi dei comandanti d'esercito e dei ministri di Stato. Toreros nelle commedie, toreros nelle canzoni, toreros nei quadri, toreros nelle vetrine dei[202] venditori di stampe, statue che rappresentan toreros, ventagli coi ritratti dei toreros, fazzoletti con l'effigie dei toreros; se ne vede, se ne rivede e se ne intravvede da tutte le parti. Il mestiere del torero è il più lucroso e più onorifico mestiere a cui un coraggioso figliuolo del popolo possa aspirare. Moltissimi, di fatti, vi si dedicano. Ma pochissimi riescono eccellenti; i più rimangon mediocri capeadores, pochi arrivano ad essere banderilleros di vaglia, meno ancora picadores di grido; bravi espada, poi, non diventano che pochi prediletti dalla natura e dalla fortuna; bisogna esser venuti al mondo con quel bernoccolo; si nasce espada come si nasce poeta. Di uccisi dal toro ce n'è di rado, si contan sulle dita per un lungo giro di tempo; ma gli stroppiati, i malconci, i ridotti in stato da non poter più combattere, sono innumerevoli. Se ne vedono per le città col bastone e le stampelle, chi senza un braccio, chi senza una gamba. Il famoso Tato, che fu il primo dei toreros contemporanei, perdette una gamba; nei pochi mesi ch'io stetti in Spagna, fu mezzo ammazzato un banderillero a Siviglia, fu ferito gravemente un picador a Madrid, fu malconcio il Lagartijo, furono uccisi tre capeadores dilettanti in un villaggio. Non c'è quasi torero che non abbia sparso sangue nell'Arena.


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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze
1873 pagine 422

   





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