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      Chiudevano la processione le cento guardie a cavallo, sfolgoreggianti come guerrieri del medio evo; le guardie reali a piedi, con gran berretto di pelo alla foggia della guardia napoleonica, tunica rossa a coda di rondine, calzoni bianchi, due larghe tracolle incrociate sul petto, ghette nere fino al ginocchio, spada, fiocchi, cordoni, fermagli, gingilli; poi ancora volontari, soldati di fanteria, artiglieri, popolo. Tutti andavano a passo lento; sonavano tutte le bande e tutte le campane; il popolo era silenzioso; e quell'insieme di bambini, di poveri, di preti, di magistrati, di veterani mutilati, di grandi di Spagna, presentava un aspetto gentile e magnifico, che ispirava ad un tempo tenerezza e riverenza.[207]La processione sboccò nel Prado e si diresse verso il Monumento. I viali, i campi, i giardini erano pieni di popolo. Le signore ritte nelle carrozze, sulle seggiole, sui sedili di pietra, coi bambini tra le braccia; gente sugli alberi e sui tetti; a ogni passo, bandiere, iscrizioni funebri, elenchi delle vittime del 2 di maggio, poesie appiccicate ai tronchi delle piante, giornali listati di nero, stampe rappresentanti episodi della strage, ghirlande, crocifissi, tavolini con vassoi per limosine, candele accese, ritratti, statuette, giocattoli pei ragazzi coll'immagine del Monumento; per tutto ricordi del 1808, emblemi, segni di lutto, di festa, di guerra. Gli uomini quasi tutti vestiti di nero; le donne in gran gala, con lunghi strascichi e il velo; frotte di contadini accorsi da tutti i villaggi, coi loro panni festivi; e in mezzo a tutta questa folla un gridìo assordante di acquaiuoli, di guardie, di ufficiali.


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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze
1873 pagine 422

   





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