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      Il villaggio dell'Escurial, che diede il nome al convento, è a otto leghe dalla città, a poca distanza dal Guadarrama; e la strada attraversa una campagna arida e spopolata, chiusa all'orizzonte da monti coperti di neve. Quando arrivai alla stazione dell'Escuriale, veniva giù una pioggiolina fitta e fredda che dava i brividi. Dalla stazione al villaggio c'è un mezzo miglio di salita; m'infilai in una diligenza, e di lì a pochi minuti fui sbarcato in una strada solitaria, fiancheggiata a sinistra dal convento, a destra dalle case del villaggio, e in fondo chiusa dalla montagna. A primo aspetto non si raccapezza nulla; si credeva di vedere un edifizio, si vede una città; non si sa se si è già dentro al convento o se si è ancora fuori; da ogni parte si vedon quelle mura; si va oltre, ci si trova in una piazza; si guarda attorno, si vedon delle strade; non si è ancora entrati, e già il convento ci circonda, e noi abbiamo perduto la bussola,[219] e non sappiamo più da che parte voltarci. Il primo sentimento è tristo: tutto l'edifizio è di pietra color terrigno, e rigato di bianco tra pietra e pietra; i tetti son coperti di lamine di piombo. Sembra un edifizio di terra. Le mura sono altissime e nude, e hanno un gran numero di finestre che paion feritoie. Più che un convento, si direbbe che è una prigione. Per tutto si vede quel color cupo, morto; e non anima viva, e un silenzio di fortezza abbandonata; e di là dai tetti neri, la montagna nera, che par che penda sull'edifizio, e gli dà un'aria di misteriosa solitudine.


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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze
1873 pagine 422

   





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