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      L'effetto di questo quadro č veramente superiore ad ogni immaginazione. Rappresenta, con figure di grandezza naturale, la processione che si fece per collocare in quel medesimo luogo la Santa forma; vi č ritratta appunto quella sacrestia, e l'altare; il priore inginocchiato sulla gradinata, colla custodia e l'ostia sacra nelle mani; intorno a lui i diaconi;[224] da un lato Carlo II in ginocchio; pių in lā monaci, chierici, seminaristi ed altri fedeli. Le figure sono cosė vive e parlanti, la prospettiva cosė vera, il colorito, l'ombre, la luce cosė efficaci, che al primo entrare nella sacrestia, si scambia il quadro con uno specchio che rifletta una funzione religiosa celebrata in quel momento in una sala vicina. Poi l'illusione delle figure sparisce; ma resta quella del fondo del quadro, e si ha proprio bisogno di avvicinarsi fin quasi a toccarlo, per credere che quella non č un'altra sacrestia, ma una tela dipinta. Nei giorni di giubileo questa tela si arrotola, ed appare in mezzo a una piccola cappella un tempietto di bronzo dorato, dentro al quale si vede una magnifica custodia che racchiude l'ostia sacra, tempestata di diecimila tra rubini, diamanti, amatiste, granate, disposti in forma di raggi, che abbarbaglian la vista.
      Dalla sacrestia andammo al Panteon. Un custode con una fiaccola accesa mi precedette, scendemmo una lunga scala di granito, giungemmo a una porta sotterranea dove non penetrava raggio di luce. Al di sopra di questa porta si legge la seguente iscrizione in lettere di bronzo dorato:


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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze
1873 pagine 422

   





Santa Carlo II Panteon