Pagina (210/422)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      In quel momento i suoi stessi nemici senton pietà del suo stato. Egli si alza, volge uno sguardo intorno, e dice:-Señores!-È salvo; il suo coraggio si rinfranca, la sua mente si rischiara, il suo discorso gli si ricompone nella testa come un'arietta dimenticata; il Presidente, le Cortes, le tribune spariscono; egli non vede più che il suo gesto, non ode più che la sua voce, non sente più che la fiamma irresistibile che lo accende e la forza misteriosa che lo solleva. È[237] bello sentir dire da lui queste cose: "Io non vedo più le pareti della sala," dice, "vedo genti e paesi lontani che non ho mai visti."-E parla per ore e per ore, e non un deputato esce dall'aula, non una persona si muove nelle tribune, non una voce lo interrompe, non un gesto lo distrae; neanche quando fa una scappatella in barba del Regolamento, il Presidente non ha il coraggio d'interromperlo; egli fa balenare a suo bell'agio l'immagine della sua repubblica vestita di bianco e coronata di rose, e i monarchici non s'arrischiano a protestare, perchè, così vestita, la trovan bella anch'essi; il Castelar è signore dell'Assemblea: tuona, sfolgora, canta, strepita e scintilla come un fuoco d'artifizio, fa sorridere, strappa grida di entusiasmo, finisce in mezzo a un immenso fragore d'applausi, e se ne va colla testa in visibilio. Tale è questo famoso Castelar, professore di storia all'Università, fecondissimo scrittore di politica, d'arte, di religione; pubblicista che razzola cinquantamila lire all'anno nei giornali d'America, accademico eletto ad unanimità dall'Academia española, segnato a dito per le vie, festeggiato dal popolo, amato dai nemici, giovane, gentile, vanerello, generoso, beato.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze
1873 pagine 422

   





Presidente Cortes Regolamento Presidente Castelar Assemblea Castelar Università America Academia