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      Qui vi par proprio di essere sotto una città forte del medio evo, e di trovarvi voi stesso nei panni d'un arabo o d'un goto o d'un soldato di Alfonso VI. Da tutte le parti vi pendon sul capo roccie scoscese, mura diroccate, torri, e rottami di antichi bastioni; e più su, l'ultimo muro di cinta della città, nero, coronato di merli enormi, aperto qua e là da grandi breccie, dietro le quali fan capolino le case prigioniere; e via via che salite, vi par che la città si ristringa e si nasconda. A mezzo la salita, incontrate la Puerta del Sol, un gioiello di architettura araba, composta di due torri merlate, che si congiungono sur una graziosissima porticina ad arco doppio, sotto la quale passa la strada antica; e di là, se vi voltate indietro, vedete giù il Tago, la pianura, i colli. Passate oltre, trovate altre mura e altre rovine; e finalmente le prime case della città.
      Quale città! Sul primo momento mi sentii mancare il respiro. La carrozza aveva infilato una stradina tanto stretta che i mòzzi delle ruote toccavan quasi i muri delle case.[258]Ma perchè passate di qui?
      domandai al vetturino.
      Il vetturino si mise a ridere, e rispose: "Perchè non c'è altra strada più larga."
      O che tutta Toledo è fatta così?
      ridomandai.
      Tutta fatta così!
      rispose.
      È impossibile!
      esclamai.
      Vedrà!
      soggiunse.
      In verità non lo credevo. Scesi a un albergo, buttai in una stanza la mia valigia, e scesi le scale a precipizio per andar a vedere questa stranissima città. Un fattorino dell'albergo mi fermò sulla porta, e mi domandò sorridendo: "Dove va caballero?


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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze
1873 pagine 422

   





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