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      L'aspetto esterno di questa immensa chiesa non è nè ricco nè bello come quello della cattedrale di Burgos. Davanti alla facciata si stende una piccola piazza, ed è il solo punto d'onde si possa abbracciare collo sguardo una vasta parte dell'edifizio; tutt'intorno corre una stradicciuola, dalla quale, per quanto si torca il collo, non si vede che l'alto muro di cinta che chiude la chiesa come una fortezza. La facciata ha tre grandi porte, chiamate l'una del Perdono, l'altra dell'Inferno, la terza del Giudizio; ed è fiancheggiata da una robusta torre, che termina in una bella cupola ottagona. Per quanto, girando intorno all'edifizio, si sia visto che è immenso, al primo entrare si è colpiti da un senso profondo di meraviglia; e subito dopo da un altro vivissimo piacere, che vien da quella freschezza, da quella quiete, da quell'ombra soave, e da una misteriosa luce, la quale penetrando per le vetrate a colori di innumerevoli finestre, si frange in mille raggi azzurri, gialli, rosei, che guizzano qua e là lungo gli archi e le colonne come striscie d'arcobaleno. La chiesa è formata da cinque grandi navate[263] divise da ottantotto pilastri enormi, composti ciascuno di sedici colonne fusate, e strette come un fascio di lancie; una sesta navata taglia ad angolo retto queste cinque, passando fra l'altar maggiore ed il coro; e la volta della navata principale si alza maestosamente sull'altre, che sembrano curvarsi come per renderle omaggio. La luce variopinta e il color chiaro della pietra danno alla chiesa come un'aria di raccolta letizia che tempera l'aspetto malinconico dell'architettura gotica, senza nulla togliere alla sua gravità austera e pensosa.


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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze
1873 pagine 422

   





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