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      Ciò dicendo si mosse, ed io, curiosissimo di sapere qual fosse questa prova visibile della discesa della Vergine, lo seguii. Ci fermammo davanti a una specie di tabernacolo, vicino a uno dei gran pilastri della navata del mezzo. Il cicerone mi mostrò una pietra bianca incastrata nel muro, coperta da una rete di ferro, e con intorno questa iscrizione:
      Quando la reina del cieloPuso los pies en el suelo
      En esta piedra los puso."
      Dunque,
      domandai "la Santa Vergine ha messo proprio il piede su questa pietra?"
      Proprio su questa pietra,
      mi rispose, e fatto[266] passare un dito tra i fili di ferro della rete, e toccata la pietra, si baciò il dito, si fece il segno della croce e mi accennò come per dirmi: "A lei."
      A me?...
      risposi; "oh in verità, amigo, non posso."
      Porqué?
      Porque no me siento digno de tocar aquella piedra divina.
      Il cicerone capì, e guardandomi fisso con uno sguardo serio, mi domandò: "Usted no cree?"
      Io guardai un pilastro. Allora il vecchio mi fece cenno che lo seguissi, e si mosse verso un angolo della chiesa, mormorando con aria di tristezza: "Cadauno es dueño de su alma." Ciascuno è padrone dell'anima sua. Un chiericotto ch'era là vicino, e che aveva indovinato la cosa, mi lanciò uno sguardo che pareva una frecciata, e brontolando non so che, s'allontanò dalla parte opposta.
      Le cappelle sono quali convengono a una tal chiesa; quasi tutte racchiudono qualche bel monumento; nella cappella di sant'Jago, dietro l'altar maggiore, sono due magnifiche tombe d'alabastro, che contengono i resti del connestabile Alvaro di Luna e di sua moglie; nella cappella di sant'Idelfonso, la tomba del cardinale Gil Carillo di Albornoz; nella cappella de los Reyes nuevos, le tombe di Enrico II, di Giovanni II, di Enrico III; nella cappella del Sacrario, una stupenda corona di statue e di busti di marmo, d'argento, d'avorio, d'oro, una collezione di croci e di reliquie d'inestimabile[267] valore, i resti di santa Leucadia e di santa Eugenia chiusi entro due casse d'argento cesellate con finissimo lavoro.


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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze
1873 pagine 422

   





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