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      La cappella Mozarabe, che corrisponde alla torre della chiesa, e fu costrutta per perpetuare la tradizione del primitivo rito cristiano, è forse la più meritevole d'attenzione. Una delle pareti è tutta coperta da un dipinto a fresco, gotico, rappresentante un combattimento fra i mori e i toledani, meravigliosamente conservato fin nelle più delicate sfumature. È un dipinto che vale un libro di storia. Vi si vede Toledo di quei tempi, con tutte le sue mura e le sue case; le assise dei due eserciti, le armi, i volti, ogni cosa eseguito con una finitezza ammirabile e non so quale speziosità, di colorito, che risponde perfettamente alla idea vaga e fantastica che ci formiamo di quei secoli e di quella gente. Altri due dipinti a fresco, laterali al primo, rappresentano i navigli che portan gli Arabi in Spagna, e anch'essi offrono mille minuti particolari della marina medioevale e quell'aria, se così posso dire, dei tempi, che fa pensare e veder mille cose non rappresentate nel quadro, come una musica lontana quando si guarda un paesaggio.
      Dopo le cappelle si va a veder la sacrestia, nella quale sono accumulate tante ricchezze che basterebbero a restaurar di punto in bianco le finanze della Spagna. V'è tra le altre una vastissima sala, nella cui vòlta si vede un dipinto a fresco di Luca Giordano, che rappresenta una visione di paradiso, con una miriade di angeli, di santi, di figure allegoriche[268] che spaziano nell'aria o sporgono, che paion scolpite, fuor della cornice delle pareti, in mille atteggiamenti arditissimi, e mosse e scorci da far sbalordire.


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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze
1873 pagine 422

   





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