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      La sinagoga fu ridotta dagli Arabi a moschea; la moschea, ridotta a chiesa dai Cristiani; di modo che essa non è propriamente nessuna delle tre cose; ma serba però il carattere di moschea, e l'occhio vi spazia con diletto, e l'immaginazione insegue di arco in arco le fuggenti immagini di un paradiso voluttuoso.
      Visto Santa Maria la Blanca, non mi sentii più la forza di veder altro; e respingendo tutte le proposte tentatrici del cicerone, gli ordinai di ricondurmi all'albergo. Dopo un lungo andare per un labirinto di stradette solitarie, arrivammo; misi una peceta y media nella mano del mio innocente assassino, che trovò la mancia scarsa, e mi domandò ancora (quanto risi della parola!) una piccola gratificacion; ed entrai nella sala da pranzo a mangiare una costoletta, o chuleta (che si legge ciuleta), come la chiamano gli Spagnuoli con un nome[276] che farebbe arricciar il naso in qualche provincia d'Italia.
     
      Verso sera andai a vedere l'Alcazar. Il nome fa sperare un palazzo arabo; ma d'arabo non gli resta che il nome; l'edifizio che si ammira oggidì, fu costrutto sotto il regno di Carlo V, sulle rovine d'un castello, che esisteva già nel secolo ottavo benchè non se ne trovino che vaghe indicazioni nelle cronache del tempo. Questo edifizio sorge sur un'altura a cavaliere della città, di modo che si vedon le sue mura e le sue torri da tutti i punti un po' alti delle strade, e il forestiero se ne può servire di guida per non smarrirsi nel labirinto. Salii sull'altura per una larga strada serpeggiante come quella che conduce dal piano alla città, e mi trovai davanti alla porta dell'Alcazar.


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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze
1873 pagine 422

   





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