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      È impossibile ritener nulla nella mente di quel portentoso lavoro; voi potreste tornar cento volte a guardarlo, che non vi rimarrebbe dinanzi agli occhi, ripensandoci, altro che un formicolìo di puntini azzurri, rossi, verdi, dorati, luminosi, o un ricamo intricatissimo, cangiante continuamente e rapidissimamente di disegno e di colori. Solamente dalla focosa e instancabile immaginazione degli Arabi poteva uscire un siffatto miracolo d'arte.
      Ricominciammo a girare per la moschea, osservando qua e là sui muri i rabeschi delle antiche porte che si scoprono via via sotto il detestabile intonaco cristiano. I miei compagni mi guardavano, ridevano e si mormoravan nell'orecchio non so che.
      Non se n'è ancora accorto?
      mi domandò l'uno.
      Di che?
      Si riguardarono e sorrisero di nuovo.
      Crede lei d'aver visto tutta la moschea?
      ripigliò il compagno.
      Io sì,
      risposi guardandomi intorno.
      Ebbene,
      disse il primo "lei non ha veduto[306] tutto; e quello che le riman da vedere è nientemeno che una chiesa."
      Una chiesa!
      esclamai stupefatto; "ma dov'è?"
      Guardi,
      rispose l'altro compagno, accennando, "è nel bel mezzo della moschea."
      Potenzinterra!
      E io non l'avevo veduta!
      Si giudichi da questo della vastità della moschea. Andammo a vedere la chiesa. È una bella e ricchissima chiesa, con un altar maggiore magnifico e un coro degno di star accanto a quelli delle cattedrali di Burgos e di Toledo; ma come tutte le cose messe fuor di posto, muove più la stizza che l'ammirazione. Senza codesta chiesa, l'aspetto della moschea sarebbe molto migliore.


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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze
1873 pagine 422

   





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