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      Verso mezzogiorno, passando per una stradina solitaria, vidi scritto sul muro d'una casa, accanto a un'iscrizione romana:-Casa de huespedes. Almuerzos y comidas;-e leggendo, sentii lo stimolo, come dice il Giusti, di sì bassa fame, che deliberai di saziarla in quel qualunque bugigattolo al quale m'ero abbattuto. Infilai una porticina, mi trovai in un patio. Era un patio meschino, senza marmi e senza fontane, ma bianco come la neve e fresco come un giardino. Non vedendo nè tavole nè seggiole, temetti d'aver sbagliato porta, e mi mossi per uscire. Una vecchierella, sbucata non so di dove, mi arrestò.
      Si mangia?
      domandai.
      Si señormi rispose.
      Che cosa c'è?
      Uevos, chorizo, chuletas, pescado, naranjas, vino de Málaga.
      Muy bien: tráigame Usted todo lo que Usted tiene.
      Cominciò a portarmi la tavola e la seggiola, ed[313] io sedetti e aspettai. A un tratto sentii aprire una porta dietro di me, mi voltai.... Angeli del cielo, che vidi! La più bella di tutte le più belle Andaluse, non solo di quelle vedute a Cordova, ma di tutte quelle che vidi poi a Siviglia, a Cadice, a Granata; una ragazza, mi si lasci dir la parola, tremenda, da far fuggire, o commettere qualche diavoleria; uno di quei visi che facevan gridare: oh povero me! a Giuseppe Baretti, quando viaggiava in Spagna. Stette qualche momento immobile, cogli occhi fissi nei miei, come per dire:-ammirami;-poi si voltò verso la cucina e gridò:-Tia, despáchate!-(Zia, spicciati); il che offrì a me l'occasione di renderle muchas gracias colla lingua impacciata, e a lei il pretesto d'avvicinarsi rispondendo:-No hay de que-con una voce così soave, che mi sforzò ad offrirle una seggiola, sulla quale sedette.


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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze
1873 pagine 422

   





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