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      Oh basta!" esclamai, "basta, signor Gonzalo, abbia pietà degli stranieri!"-E ridendo di cuore tutti e due, uscimmo per andar a vedere la famosa Casa de Pilatos.
     
      Passando per una stradina solitaria, vidi nelle vetrine d'una chincaglieria un assortimento di coltelli così spropositatamente larghi e lunghi e stravaganti,[359] che mi venne il desiderio di comprarne uno. Entrai, me ne fu schierata una ventina sotto gli occhi, ed io me li feci aprire uno per uno. Ad ogni scatto di lama indietreggiavo d'un passo. Non credo che si possa immaginare un'arma di aspetto più barbaro e più orrendo di questa. Da un manico di rame, o d'ottone, o di corno, un po' curvo, e lavorato a trafori che lascian vedere delle striscioline di talco di varii colori, balza fuori, producendo un rumore simile a quello d'una raganella, una lama larga come la palma della mano, lunga due palmi, acuta come un pugnale, della forma di un pesce, ornata d'intagli colorati di rosso che paion righe di sangue rappreso, e d'iscrizioni minacciose e feroci. Sur una è scritto in spagnuolo:-Non aprirmi senza ragione, non chiudermi senza onore;-sur un'altra:-Dove tocco è finita;-sur una terza:-Quando questa serpe morde, il medico non ci ha più che fare;-ed altre galanterie di questa natura. Il nome proprio di questi coltelli è navaja che vuol dire anche rasoio, e la navaja è l'arma da duello del popolo. Ora, è un po' caduta in disuso, ma una volta era in grande onore; v'erano i maestri, ciascuno aveva il suo colpo segreto, si facevan dei duelli secondo tutte le regole della cavalleria.


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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze
1873 pagine 422

   





Gonzalo Casa Pilatos