Pagina (332/422)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Scesi sotto coperta per pigliare il canocchiale; quando salii vidi Cadice.
      La prima impressione che mi fece fu di mettermi in dubbio se fosse o non fosse una città; poi risi; poi mi voltai verso i miei compagni di viaggio coll'aria di chi domanda che lo rassicurino che non s'è ingannato. Cadice sembra un'isola di gesso. È una gran macchia bianca in mezzo al mare senza una sfumatura oscura, senza un punto nero, senza un'ombra; una macchia bianca tersa e purissima come una collina coperta di neve intatta che spicchi sur un cielo color di berillo e di turchina in mezzo[379] a una vasta pianura allagata. Una lunga e sottilissima striscia di terra l'unisce al continente; da tutte le altre parti è bagnata dal mare, come un bastimento sul punto di far vela, non trattenuto più alla riva che da una catena. A poco a poco si distinsero i contorni dei campanili, i profili delle case, le imboccature delle strade; e ogni cosa pareva più bianco via via che ci avvicinavamo, e per quanto guardassi col canocchiale, non mi veniva fatto di trovare in quella bianchezza il più piccolo neo, neanco sopra gli edifizi, neanco intorno al porto, neanco negli estremi sobborghi. Si arrivò nel porto dove non erano che pochi bastimenti a grande distanza gli uni dagli altri, scesi in una barca senza neppur portare con me la valigia perchè dovevo ripartir la stessa sera per Malaga, e così vivo era il mio desiderio di veder la città, che quando la barca giunse alla riva, spiccai innanzi tempo il salto e caddi in terra come corpo morto, che risenta ancora, ahimè! i dolori d'un corpo vivo.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze
1873 pagine 422

   





Cadice Malaga