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      Di tante vicende e di tante lotte non restano che palle di cannone confitte nei muri, poichč su tutte le altre traccie della distruzione č passato l'inesorabile pennello, che copre d'un velo bianco ogni vergogna. E come delle guerre nuovissime, cosģ non vi rimane traccia nč dei Fenici che la fondarono,[382] nč dei Cartaginesi e dei Romani che l'ampliarono e l'abbellirono; quando non si volesse considerar come traccia la tradizione che ci dice: qui sorgeva un tempio ad Ercole, lą sorgeva un tempio a Saturno. Ma il tempo ha fatto ben di peggio che togliere a Cadice i monumenti antichi: le tolse il commercio e le ricchezze, dopo che la Spagna perdette i suoi possedimenti d'America; ed ora Cadice giace lą inerte sul suo scoglio solitario, aspettando invano le mille navi che venivano un giorno imbandierate e festose a recarle i tributi del nuovo mondo.
      Avevo una lettera di raccomandazione per il nostro console, gliel'andai a portare, e fui cortesemente condotto da lui sulla cima d'una torre di dove potei abbracciare con uno sguardo tutta la cittą. Fu una nuova e pił viva meraviglia. Cadice, vista dall'alto, č bianca, tutta bianca e purissimamente bianca come vista dal mare; in tutta la cittą non v'č un tetto; ogni casa č chiusa di sopra da una terrazza cinta di un parapetto imbiancato; quasi su ogni terrazza si innalza una torricina, pure bianca, sormontata da un'altra terrazza, o da una cupoletta, o da una specie di casotto da sentinella: ogni cosa bianco. E tutte queste cupolette, queste punte, questi merli, che formano alla cittą un contorno svariatissimo e bizzarro, spiccano e appaiono pił bianchi sul vivo azzurro del mare.


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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze
1873 pagine 422

   





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