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      Per lungo tempo ci parve che il bastimento non muovesse; o che lo scoglio ci seguisse, tanto era sempre vicino e imminente; poi a poco a poco cominciņ a rimpicciolire; ma i nostri occhi si stancarono di guardare prima che lo scoglio di minacciarci colle sue fantastiche trasfigurazioni. A mezzanotte mandai un ultimo saluto a quella formidabile sentinella morta d'Europa, e andai a ficcarmi nel mio nascondiglio.
     
      Mi svegliai allo puntar dell'alba a poche miglia dal porto di Malaga.
      La cittą di Malaga, vista dal porto, presenta un aspetto gradevole, e non privo di maestą. A destra un alto monte roccioso, sulla cui cima e gił per l'un dei fianchi sino al piano, nereggiano le gigantesche rovine del castello di Gibralfaro, famoso per la disperata resistenza opposta dagli Arabi all'esercito di Ferdinando e d'Isabella la Cattolica; e alle[389] falde del monte la cattedrale, che s'innalza maestosamente su tutti gli edifizi circostanti, lanciando al cielo, come direbbe un poeta ardito, due belle torri e un altissimo campanile. Tra il castello e la chiesa e dinanzi al monte e ai lati, una moltitudine, una canaglia, per dirla alla Vittor Ugo, di casuccie affumicate, e poste le une sulle altre, alla rinfusa, come se fossero state buttate gił dall'alto, a modo di macigni. A sinistra della cattedrale, lungo la spiaggia, una fila di case color cinerino, violaceo, giallognolo, con un contorno bianco alle finestre e alle porte, che rammenta i villaggi della riviera ligure. Al di lą una corona di colline verdi e rossastre, che chiudon la cittą come le mura d'un anfiteatro; a destra e a sinistra, lungo la riva del mare, altri monti e colline e roccie a perdita d'occhio.


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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze
1873 pagine 422

   





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