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      È una città costrutta sur una vasta e florida pianura, sulla riva destra del Guadalaviar, che la separa dai suoi sobborghi, un po' lontana dalla rada che le serve di[475] porto, tutta strade tortuose, fiancheggiate da case alte, sgraziate e multicolori, e però di men gradevole aspetto che le strade delle città andaluse, e prive affatto di quella vaga aria orientale che muove così caramente la fantasia. Sulla riva sinistra del fiume si stende uno stupendo passeggio formato da maestosi viali e da bei giardini, al quale si giunge uscendo dalla città per la porta del Cid, fiancheggiata da due grosse torri merlate, chiamata col nome dell'eroe perchè per essa egli passò nel 1094 dopo avere scacciato i Mori da Valenza. La cattedrale, costrutta in uno spazio dove sorse un tempio a Diana al tempo dei Romani, poi una chiesa a San Salvatore al tempo dei Goti, poi una moschea al tempo degli Arabi, convertita daccapo in chiesa dal Cid, mutata una seconda volta in moschea dagli Arabi nel 1101, e per una terza volta in chiesa dal re Don Iaime dopo la cacciata definitiva degli invasori, è un vasto edifizio, straricco di ornamenti e di tesori; ma che non può reggere il confronto colla maggior parte delle altre cattedrali spagnuole. V'hanno parecchi palazzi degni di esser visti, come il palazzo dell'Audiencia, che è un bel monumento del decimosesto secolo, nel quale si radunavano le Cortes del regno di Valenza; la casa de ayuntamiento, costrutta tra il secolo XV e il XVI, nella quale si conserva la spada di Don Iaime, le chiavi della città e la bandiera dei Mori; e sopra tutti la Lonja, la Borsa dei negozianti, per la sua celebre sala formata da tre grandi navate divise da[476] ventiquattro colonne torte sulle quali s'incurvano con uno slancio ardito gli archi leggieri delle vôlte, e l'occhio riceve da quell'architettura una gradevole impressione di gaiezza e d'armonia.


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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze
1873 pagine 422

   





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