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      Con che fronte posso io parlare di progresso, di civiltà, di fratellanza, di patria? E quand'anche fosse un'utopia il rinnovamento della società che ci propongono, quando non ci fosse che una minima parte di idee sane e di speranze fondate, non dovrei dedicare ogni mia forza a far sì che almeno quella minima parte s'attuasse? Utopia! S'è spenta pochi giorni sono quella menta vasta e limpida d'economista, che, or fa trent'anni, metteva il mondo a rumore con quella sua sentenza: - Il diritto di proprietà si modificherà nel senso sociale, o si sfascierà il consorzio civile. - È stato sepolto ieri quel generoso cardinale Manning che disse non potersi andare innanzi sulla via della vendita abusiva della forza e dell'attività umana, sulla via che dei fanciulli e delle madri fa delle macchine viventi, e delle spose e dei padri delle bestie da soma. - Riposa poco lontano di qui il grande statista italiano che ci profetò la guerra civile se non si migliorassero le sorti delle classi inferiori; onde è credibile che ei non stimasse quell'intento una follia. E vivo ancora e soggiorna fra noi quel venerando ministro d'Inghilterra che disse ai lavoratori: - Voi sarete presto i padroni del mondo. - E son menti elette e potenti d'ogni razza che studiano i mali e i rimedi, che affrontano da tutti i lati il problema, e cercano ad uno ad uno gli organi vitali della società nuova, con una costanza maravigliosa e una fede invitta. Oh vediamo un poco se l'ordinamento della società, che s'è andato mutando così profondamente a traverso ai secoli, abbia raggiunto davvero una tal perfezione, che debba dare un fermo alla storia, che non si possa più correggere o mutare in alcuna sua parte essenziale, senza fare il peggio anche del maggior numero, a cui riesce intollerabile ancora.


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Speranze e glorie
Le tre capitali: Torino-Firenze-Roma
di Edmondo De Amicis
F.lli Treves Editore Milano
1911 pagine 248

   





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