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      Noi, sull'ordinamento della società futura, potremmo ragionevolmente rifiutare ogni discussione. E anche in questo ci danno ragione molti dei nostri più autorevoli avversari. Potremmo rispondere con le parole loro che: "intorno ai fenomeni sociali non sono possibili se non previsioni e predizioni generali: riguardanti cioè l'avviamento e l'andamento generale dei fenomeni stessi, non speciali, particolari, individue". Potremmo domandare, come domandò il Bebel al Reichstag, se, nel dar la mossa alla grande rivoluzione, la borghesia francese poteva prevedere quale sarebbe stata in tutti i particolari la struttura intima della società che ne doveva sorgere. Potremmo dire che il pretender questo da noi è pretender cosa superiore alla potenza della mente umana. - E nondimeno - ci si può rispondere - voi mostrate al mondo, come una bandiera, un programma di ricostruzione sociale compiuta. - Ma questo è logico. Noi abbiamo scritto sulla nostra bandiera un ideale, perchè nessun grande moto sociale è possibile intorno a un programma di riforme circoscritte e parziali; perchè è istinto dell'anima umana, in ogni sua più nobile aspirazione, il mirar più alto e più lontano della possibilità immediata di conseguire il suo fine; perchè soltanto una grande riforma, che oltre ad includere un riordinamento del lavoro e della proprietà, porta con sè un profondo rinnovamento morale, sociale e politico, e abbraccia tutte le quistioni che agitano l'umanità, soltanto l'idea d'una riforma simile può raccogliere intorno a sè le moltitudini e suscitar gli entusiasmi e le forze per combattere la lotta enorme a cui siamo chiamati.


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Speranze e glorie
Le tre capitali: Torino-Firenze-Roma
di Edmondo De Amicis
F.lli Treves Editore Milano
1911 pagine 248

   





Bebel Reichstag