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      E appena conchiusa la pace, si rimette all'opera. Chiamato dal Ricasoli, riordina e rianima l'esercito toscano; eletto secondo comandante dell'esercito dell'Italia centrale, va con due divisioni, per provocare l'insurrezione nelle Marche, sui confini pontifici, donde Vittorio Emanuele lo richiama; e a Genova promove la sottoscrizione per un milione di fucili, e a Torino fonda l'"Associazione della nazione armata", e, deputato di Nizza, va a combattere in Parlamento la cessione della sua città natale alla Francia. Ma dalla riva del Po lo porta un'ispirazione divina alla riva del mare. Salpa coi mille da Quarto, sfugge agli incrociatori borbonici, sbarca a Marsala, vince a Calatafimi, vince a Palermo, vince a Milazzo, passa lo stretto, s'impadronisce di Reggio, trasvola come un fulmine, spazzando dinanzi a sè ogni resistenza, da Reggio a Salerno, entra trionfante in Napoli sotto la minaccia dei forti non espugnati, sconfigge l'esercito di Francesco II al Volturno, respinge una sortita da Capua, proclama l'annessione delle due Sicilie, depone la dittatura, rifiuta ogni ricompensa, e dispare.
     
      Da Caprera, visitata da ammiratori d'ogni popolo, va, deputato di Napoli, a Torino, a perorar la causa dei suoi volontari alla Camera, dove solleva una tempesta; ma si riconcilia col Cavour tre dì dopo, e scampato a un tentativo d'assassinio nella sua isola, rifiutato il comando dell'esercito offertogli dagli Stati Uniti, composti nell'assemblea di Genova i dissidi del partito rivoluzionario, compie un viaggio trionfale nella Lombardia, preparando in segreto un colpo di mano contro l'Austria.


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Speranze e glorie
Le tre capitali: Torino-Firenze-Roma
di Edmondo De Amicis
F.lli Treves Editore Milano
1911 pagine 248

   





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