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      Ma, come suole accadere delle persone amate e perdute, che noi rivediamo sempre col pensiero nel loro ultimo aspetto, pił spesso che l'immagine del Garibaldi fiorente e potente di America, di Roma, di Palermo, ci si riaffaccia alla mente quella del Garibaldi degli ultimi anni: quanto mutato! Durante i suoi anni migliori, noi avevamo sognato per lui una vecchiezza vegeta e lieta, che fosse come uno sfiorire lento e quasi insensibile della sua maturitą poderosa, una discesa trionfale e serena come d'un astro che tramonta. E la sua vecchiezza fu invece travagliata e dolorosa. Noi dovemmo vedere l'infermitą che lo torturava alterare a poco a poco, violare i lineamenti, diventati sacri per noi, del suo viso, e stender quasi sulla sua fronte il velo della morte prima che ne fuggisse il lume della vita. Tutti i milanesi e migliaia d'altri cittadini ricordano, come una delle commozioni pił profondamente pietose della loro vita, lo spettacolo dell'ultima entrata ch'egli fece nella capitale lombarda per la commemorazione dell'ultima sua battaglia italiana. Il popolo, che da anni non l'aveva pił veduto, credeva di rivedere, se non il Garibaldi antico, un'immagine ancora risplendente di lui. Lo vide invece avanzarsi, portato lentamente da una grande carrozza, disteso sopra un letto come un ferito a morte, col viso consunto e cereo, con le mani rattratte e fasciate, col corpo immobile, che a stento girava ancora il capo bianco e lo sguardo svanito. - Pareva, - disse uno degli spettatori, - la salma d'un santo portato a processione da un popolo di devoti, pił che il corpo vivo d'un uomo.


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Speranze e glorie
Le tre capitali: Torino-Firenze-Roma
di Edmondo De Amicis
F.lli Treves Editore Milano
1911 pagine 248

   





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