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      Scomparsi, ma non perduti.
      Come non si perde l'acqua fecondatrice che la terra beve e rispande in umor vitale su per le fibre dell'erbe e degli alberi, tale è di tutto ciò, che fu la grande arte sua: gli accenti, gli atti, gli sguardi, tramutati in forza di passione e di idee nella generazione che li vide e li udì, operano ancora, eredità ignorata, nella generazione presente, e in mille echi e riverberi vivono tuttavia nell'arte d'oggi, e nell'arte avvenire perdureranno. L'arte si trasforma e procede, ma Gustavo Modena non muore. Sulla fronte dei novatori più arditi brilla ancora un raggio del suo spirito, e fin che nel teatro italiano avranno culto la verità e la grandezza, ad ogni rappresentazione dei capolavori ch'egli segnò del suggello del suo genio, si vedrà passare in fondo alla scena l'ombra enorme del suo capo.
     
      Ma non nell'arte soltanto e nel nostro spirito: rimane gran parte dell'anima sua in quell'epistolario incomparabile, nel quale, più che l'arguzia inesausta e la cultura varia e l'agile vigore d'uno stile esuberante di vita, anche i suoi più fieri avversari politici son forzati ad ammirare la sincerità profonda e la saldezza incrollabile della sua fede.
      Repubblicano fu, nel fondo dell'anima, dalla prima giovinezza alla morte, e propugnatore d'una politica audacemente rivoluzionaria, aborrente da ogni aiuto straniero, che non procedesse anch'esso da rivoluzione, intendendo a una confederazione europea di repubbliche. E certo è che quanto ei voleva sarebbe stato saggio e attuabile se tutti gli italiani avessero avuto mente e fibra pari alla sua.


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Speranze e glorie
Le tre capitali: Torino-Firenze-Roma
di Edmondo De Amicis
F.lli Treves Editore Milano
1911 pagine 248

   





Gustavo Modena