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      Ed è una natura così fresca e così italiana di forme e di colori, così maestosamente serena nella immensità dei suoi orizzonti azzurrini, e così grande e terribile d'antiche e di nuove memorie, che dopo averla percorsa intera, quando si volgon gli occhi giù sulla città tutta piana e rosseggiante lungo le rive del Po e della Dora, chiusa in un vasto cerchio di verzura cupa, dominato dal bel monte conico dei Cappuccini, somigliante a uno smeraldo enorme, viene spontaneo sulle labbra il "Te beata" che gridò a Firenze Ugo Foscolo, e si resta maravigliati che tutta quella bellezza non abbia ancora avuto anch'essa da qualche grande poeta il tributo d'una lode immortale.
     
      Ho cercato molte volte, curiosamente, con uno sforzo dell'immaginazione, di rendermi conto dell'effetto che può produrre la città di Torino in un Italiano che la veda per la prima volta....
     
      Certo, un Italiano che arrivi qui coll'idea di trovare una città uggiosa, e un po' triste, come certi stranieri la definiscono - un villaggio ingrandito - un mucchio di conventi e di caserme - deve provare un disinganno piacevole, uscendo dalla stazione di Porta Nuova, in una bella mattinata di primavera. Alla vista di quel grande Corso, lungo quanto i Campi Elisi di Parigi, chiuso a sinistra dalle Alpi, a destra dalla collina, davanti a quell'infilata di piazze, a quelle fughe di portici, a quel verde rigoglioso, a quella vastità allegra, piena di luce e di lavoro, deve esclamare: - È bello - o tirare almeno uno di quei larghi respiri, che equivalgono ad una parola d'ammirazione.


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Speranze e glorie
Le tre capitali: Torino-Firenze-Roma
di Edmondo De Amicis
F.lli Treves Editore Milano
1911 pagine 248

   





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