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      Le strade essendo lunghissime, presentano successivamente aspetti diversi: andando avanti diritto per una strada sola, si attraversa una piccola parte di Torino commerciale, una parte di Torino elegante, un quartiere povero, un quartiere affollato, un quartiere deserto; si vede la cittā in tutti i suoi aspetti, senza svoltare una volta sola. E non si trovan grandi contrasti. I palazzi schierati alla pari con le grandi case borghesi, alcuni anche dissimulati da una facciata comune, come il Palazzo dell'Universitā e il Palazzo dell'Accademia filarmonica, non servono a dar carattere alle strade. Non c'č il palazzo vistoso del gran signore, che schiaccia gli edifizi circostanti, e dā l'immagine d'una vita splendida e superba. L'architettura č democratica ed eguagliatrice. Le case possono chiamarsi fra loro: - Cittadina - e darsi del tu. La distribuzione delle classi sociali a strati sovrapposti, dal piano nobile ai tetti, toglie alla cittā quelle opposizioni visibili di magnificenza e di miseria che accendono nell'immaginazione il desiderio inquieto e triste delle grandi ricchezze. Girando per Torino, si prova piuttosto un desiderio di vita agiata senza sfarzo, d'eleganza discreta, di piccoli comodi e di piccoli piaceri, accompagnati da un'operositā regolare, confortata da un capitale modesto, ma solido come i pilastri dei suoi portici,
      che dia la sicurezza dell'avvenire.
     
      Questo carattere apparente di Torino muta tutt'a un tratto all'entrare in quella parte della cittā che si stende fra via Santa Teresa e piazza Emanuele Filiberto.


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Speranze e glorie
Le tre capitali: Torino-Firenze-Roma
di Edmondo De Amicis
F.lli Treves Editore Milano
1911 pagine 248

   





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