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      Č bella anche nelle mattinate d'inverno grigie e rigide, quando il cielo coperto piglia successivamente mille colori strani di viola, d'oro e di porpora, che paiono riflessi di grandi incendi lontani, e ogni strada č chiusa da una cortina di nebbia, come dal fumo del fuoco di fila d'una barricata, nel quale i monumenti si drizzano come larve, e le persone appariscono all'improvviso, come se sbucassero di terra, e tutta la popolazione affaccendata della mattina, morsa dal freddo, precipita il passo, batte i piedi, stropiccia le mani, soffia sulle dita, saltella e scantona ad un angolo retto, con le spalle ingobbite e il gomito al muro, come se fosse inseguita e sferzata da una legione d'aguzzini invisibili, e par che i raggi del sole s'arrestino intimiditi sui cornicioni delle case, e che la cittā sia condannata al gelo e alla mezza luce d'un'alba perpetua. Ma č bella sopra tutto di primavera, in quei giorni che da un inverno lungo e uggioso si salta improvvisamente nella bella stagione, e si sente la veritā di quello che disse George Sand: la primavera dell'Italia settentrionale č la pių bella del mondo. Allora Torino si riscuote tutta, e par che ringiovanisca in poche ore; la popolazione si spande per i giardini e per i viali, come a una festa; per le grandi strade passano torrenti di luce e d'aria; a ogni cantonata par che soffi una brezza nuova; si sentono ondate d'odor di campagna e di fragranze alpine, che dānno una scossa al sangue; il cielo, le montagne, le colline, gli sfondi lontani delle vie, tutto č terso, netto, fresco, allegro; Torino ha l'aria d'una cittā americana, venuta su da pochi anni, nel primo sboccio della sua verde adolescenza; ma dorata da un raggio di bellezza italiana.


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Speranze e glorie
Le tre capitali: Torino-Firenze-Roma
di Edmondo De Amicis
F.lli Treves Editore Milano
1911 pagine 248

   





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