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      Ma per veder Torino nel suo più bell'aspetto, bisogna vederla nell'occasione d'una di quelle grandi feste nazionali, in cui accorrono qui Italiani d'ogni provincia, vecchi ministri che vi passarono i più belli anni della loro età matura, deputati maturi che vi passarono gli anni più belli della gioventù, giornalisti che vi fecero le prime armi, ricchi che ci vissero nella strettezza, antichi emigrati, senatori, generali, tutti i superstiti di quella grande legione di uomini di Stato, di scrittori, di lottatori, di soldati, di tribuni, che preparò e iniziò qui la rivoluzione italiana, e se n'andò con la capitale. È bello e commovente quel ritorno. Tutti hanno qui mille memorie; sparpagliandosi per la città, ne ritrovano una ad ogni passo; riconoscono luoghi e persone, rivedono col pensiero gli amici e i compagni perduti, ricordano alla svolta d'ogni via, si può dire, un avvenimento e una commozione. Il popolo torinese è tutto in giro, e in quei giorni rivive anch'esso in quel bel tempo, che par già tanto lontano, in quei begli anni di speranze e d'entusiasmi; anch'esso riconosce a ogni passo un ospite antico, deputati incanutiti, generali incurvati, gravi pubblicisti di cui ha letto le prime appendici letterarie, ministri che vivevano in una cameretta al quarto piano in via Dora Grossa, visi, voci, gesti che ravvivano tutti i suoi più cari ricordi e gli fanno battere il cuore. Allora certi luoghi della città, certi angoli storici ripigliano per qualche ora l'aspetto antico; si rivedono nei vecchi caffè i personaggi e i crocchi d'una volta; da ogni parte si stringono mani d'amici, si alternano esclamazioni di stupore e di piacere, e conversazioni concitate, piene di domande, di date, di nomi, di parole tristi e affettuose, e di echi sonori delle antiche passioni giovanili; e piazza Castello si rianima, e sotto i portici ripassa un soffio del cinquantanove, e tutta la città si sente rifluire al cuore il suo vecchio sangue di guerriera e di regina, e apparisce più bella e più altiera in mezzo alla vasta cintura verde dei suoi platani e al grande anfiteatro azzurro delle sue Alpi.


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Speranze e glorie
Le tre capitali: Torino-Firenze-Roma
di Edmondo De Amicis
F.lli Treves Editore Milano
1911 pagine 248

   





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