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      - No, signore, - rispose franco. E il maestro: - Siete troppo permaloso, Nobis. - E Nobis, con quella sua aria: - Lo dirò a mio padre. - Allora il maestro andò in collera: - Vostro padre vi darà torto, come fece altre volte. E poi non c'è che il maestro, in iscuola, che giudichi e punisca. - Poi soggiunse con dolcezza: - Andiamo, Nobis, cambiate modi, siate buono e cortese coi vostri compagni. Vedete, ci sono dei figliuoli d'operai e di signori, dei ricchi e dei poveri, e tutti si voglion bene, si trattan da fratelli, come sono. Perché non fate anche voi come gli altri? Vi costerebbe così poco farvi benvolere da tutti, e sareste tanto più contento voi pure!... Ebbene, non avete nulla da rispondermi? - Nobis, ch'era stato a sentire col suo solito sorriso sprezzante, rispose freddamente: - No, signore. - Sedete, - gli disse il maestro. - Vi compiango. Siete un ragazzo senza cuore. - Tutto pareva finito così; ma il muratorino, che è nel primo banco, voltò la sua faccia tonda verso Nobis, che è nell'ultimo, e gli fece un muso di lepre così bello e così buffo, che tutta la classe diede in una sonora risata. Il maestro lo sgridò; ma fu costretto a mettersi una mano sulla bocca per nascondere il riso. E Nobis pure fece un riso; ma di quello che non si cuoce.
      I feriti del lavoro
      13, lunedì
      Nobis può fare il paio con Franti: non si commossero né l'uno né l'altro, questa mattina, davanti allo spettacolo terribile che ci passò sotto gli occhi. Uscito dalla scuola, stavo con mio padre a guardar certi birbaccioni della seconda, che si buttavan ginocchioni per terra a strofinare il ghiaccio con le mantelline e con le berrette, per far gli sdruccioloni più lesti, quando vedemmo venir d'in fondo alla strada una folla di gente, a passo affrettato, tutti seri e come spaventati, che parlavano a voce bassa.


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Cuore
di Edmondo De Amicis
pagine 303

   





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