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      Tutti di sugli usci, si voltavano a guardar quel povero ragazzo stracciato e polveroso, che mostrava di venir di tanto lontano. Ed egli cercava fra la gente un viso che gl'ispirasse fiducia, per rivolgergli quella tremenda domanda, quando gli caddero gli occhi sopra un insegna di bottega, su cui era scritto un nome italiano. C'era dentro un uomo con gli occhiali e due donne. Egli s'avvicinò lentamente alla porta, e fatto un animo risoluto, domandò: - Mi saprebbe dire, signore, dove sta la famiglia Mequinez?
      - Dell'ingeniero Mequinez? - domandò il bottegaio alla sua volta.
      - Dell'ingegnere Mequinez, - rispose il ragazzo, con un fil di voce.
      - La famiglia Mequinez, - disse il bottegaio, - non è a Tucuman.
      Un grido di disperato dolore, come d'una persona pugnalata, fece eco a quelle parole.
      Il bottegaio e le donne s'alzarono, alcuni vicini accorsero. - Che c'è? che hai, ragazzo? - disse il bottegaio, tirandolo nella bottega e facendolo sedere; - non c'è da disperarsi, che diavolo! I Mequinez non sono qui, ma poco lontano, a poche ore da Tucuman!
      - Dove? dove? - gridò Marco, saltando su come un resuscitato.
      - A una quindicina di miglia di qua, - continuò l'uomo, - in riva al Saladillo, in un luogo dove stanno costruendo una grande fabbrica da zucchero, un gruppo di case, c'è la casa del signor Mequinez, tutti lo sanno, ci arriverai in poche ore.
      - Ci son stato io un mese fa, - disse un giovane che era accorso al grido.
      Marco lo guardò con gli occhi grandi e gli domandò precipitosamente, impallidendo: - Avete visto la donna di servizio del signor Mequinez, l'italiana?


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Cuore
di Edmondo De Amicis
pagine 303

   





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