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      Il signor Mequinez tentò di tirar Marco in una stanza lontana; ma fu impossibile; egli parea inchiodato al pavimento.
      - Cosa c'è? - domandò. - Cos'ha mia madre? Cosa le fanno?
      E allora il Mequinez, piano, tentando sempre di condurlo via: - Ecco. Senti. Ora ti dirò. Tua madre è malata, bisogna farle una piccola operazione, ti spiegherò tutto, vieni con me.
      - No, - rispose il ragazzo, impuntandosi, - voglio star qui. Mi spieghi qui.
      L'ingegnere ammontava parole su parole, tirandolo: il ragazzo cominciava a spaventarsi e a tremare.
      A un tratto un grido acutissimo, come il grido d'un ferito a morte, risonò in tutta la casa.
      Il ragazzo rispose con un altro grido disperato: - Mia madre è morta!
      Il medico comparve sull'uscio e disse: - Tua madre è salva.
      Il ragazzo lo guardò un momento e poi si gettò ai suoi piedi singhiozzando: - Grazie dottore!
      Ma il dottore lo rialzò d'un gesto, dicendo: - Levati!... Sei tu, eroico fanciullo, che hai salvato tua madre.
      Estate
      24, mercoledì
      Marco il genovese è il penultimo piccolo eroe di cui facciamo conoscenza quest'anno: non ne resta che uno per il mese di giugno. Non ci son più che due esami mensili, ventisei giorni di lezione, sei giovedì e cinque domeniche. Si sente già l'aria della fine dell'anno. Gli alberi del giardino, fronzuti e fioriti, fanno una bell'ombra sugli attrezzi della ginnastica. Gli scolari son già vestiti da estate. È bello ora veder l'uscita delle classi, com'è tutto diverso dai mesi scorsi. Le capigliature che toccavan le spalle sono andate giù: tutte le teste sono rapate; si vedono gambe nude e colli nudi; cappellini di paglia d'ogni forma, con dei nastri che scendon fin sulle schiene; camicie e cravattine di tutti i colori; tutti i più piccoli con qualche cosa addosso di rosso o d'azzurro, una mostra, un orlo, una nappina, un cencino di color vivo appiccicato pur che sia dalla mamma, perché faccia figura, anche i più poveri, e molti vengono alla scuola senza cappello, come scappati di casa.


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Cuore
di Edmondo De Amicis
pagine 303

   





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