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      Separati dunque da loro affettuosamente: lasciaci un poco dell'anima tua in quella grande famiglia, nella quale sei entrato bambino, e da cui esci giovinetto, e che tuo padre e tua madre amano tanto perché tu ci fosti tanto amato. La scuola è una madre, Enrico mio: essa ti levò dalle mie braccia che parlavi appena, e ora mi ti rende grande, forte, buono, studioso: sia benedetta, e tu non dimenticarla mai più, figliuolo. Oh! è impossibile che tu la dimentichi. Ti farai uomo, girerai il mondo, vedrai delle città immense e dei monumenti maravigliosi; e ti scorderai anche di molti fra questi; ma quel modesto edifizio bianco, con quelle persiane chiuse, e quel piccolo giardino, dove sbocciò il primo fiore della tua intelligenza, tu lo vedrai fino all'ultimo giorno della tua vita come io vedrò la casa in cui sentii la tua voce per la prima volta.
      TUA MADREGli esami
      4, martedì
      Eccoci finalmente agli esami. Per le vie intorno alla scuola non si sente parlar d'altro, da ragazzi, da padri, da madri, perfino dalle governanti: esami, punti, tema, media, rimandato, promosso tutti dicono le stesse parole. Ieri mattina ci fu la composizione, questa mattina l'aritmetica. Era commovente veder tutti i parenti che conducevano i ragazzi alla scuola, dando gli ultimi consigli per la strada, e molte madri che accompagnavano i figliuoli fin nei banchi, per guardare se c'era inchiostro nel calamaio e per provare la penna, e si voltavano ancora di sull'uscio a dire: - Coraggio! Attenzione! Mi raccomando!


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Cuore
di Edmondo De Amicis
pagine 303

   





Enrico