Pagina (299/303)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Glielo dissi: - Garrone, quest'autunno mio padre andrà via da Torino, per sempre. - Egli mi domandò se andavo via anch'io; gli risposi di sì. - Non farai più la quarta con noi? - mi disse. Risposi di no. E allora egli stette un po' senza parlare, continuando il suo disegno. Poi domandò senz'alzare il capo: - Ti ricorderai poi dei tuoi compagni di terza? - Sì, - gli dissi, - di tutti; ma di te... più che di tutti. Chi si può scordare di te? - Egli mi guardò fisso e serio con uno sguardo che diceva mille cose; e non disse nulla, solo mi porse la mano sinistra, fingendo di continuare a disegnare con l'altra, ed io la strinsi tra le mie, quella mano forte e leale. In quel momento entrò in fretta il maestro col viso rosso, e disse a bassa voce e presto, con la voce allegra: - Bravi, finora va tutto bene, tirino avanti così quelli che restano; bravi, ragazzi! Coraggio! Sono molto contento. - E per mostrarci la sua contentezza ed esilararci, uscendo in fretta, fece mostra d'inciampare e di trattenersi al muro per non cadere: lui, che non l'avevamo mai visto ridere! La cosa parve così strana, che invece di ridere, tutti rimasero stupiti; tutti sorrisero, nessuno rise. Ebbene, non so, mi fece pena e tenerezza insieme quell'atto di allegrezza da fanciullo. Era tutto il suo premio quel momento d'allegrezza, era il compenso di nove mesi di bontà, di pazienza ed anche di dispiaceri! Per quello aveva faticato tanto tempo, ed era venuto tante volte a far lezione malato, povero maestro! Quello, e non altro, egli domandava a noi in ricambio di tanto affetto e di tante cure!


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Cuore
di Edmondo De Amicis
pagine 303

   





Torino