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      Ma la violenza non può arrestare l'umanità; essa or ricade sopra la Chiesa e pesa sulla sua storia come un delitto. Uomini calabresi, forti col moschetto per le vostre montagne, domatori delle più vetuste chimere col vostro pensiero, imparate ad imitare gli antichissimi vostri, che disdegnarono lungamente inchinarsi alle leggi di Roma. E le leggi dell'odierna Roma son ben altrimenti dannose; negazione d'ogni patria, d'ogni dovere e diritto umano, uccidono l'anima vostra e in voi l'anima dei vostri figli; maledicono le manifestazioni della vita e la vita medesima; vi vogliono frati senza cocolla, essendo per la chiesa di Roma l'ideale delle società un chiostro. Calabresi, un figlio delle vostre montagne, l'abate Gioachino, ispirandosi nel mansueto sorriso di Gesù, rivelò alcune sillabe dell'avvenire, in tempi di sangue, di odii e di guerre predicando l'evangelio dell'eterno amore. Il sogno di Gioachino diverrà un giorno cosa reale per mezzo della libertà e della umana giustizia. Ma la chiesa di Roma che insegna la terra soggiorno del solo peccato e una valle di lagrime, volle fare de' nostri monti e delle nostre campagne un inferno; ci ha visitato più volte colle consolazioni del boja; e forse lungo le strade, che ogni dì percorrete, ancora vi ombreggiano alberi, ai rami de' quali le mani dell'inquisitore appesero il disbranato cadavere d'un vostro antico! -
      I.
      Giacchè mi si offre occasione, vorrai concedermi ch'io t'apra l'animo mio.
      Mentre non pochi italiani, alti e bassi, nel parlamento e fuori del parlamento, dai pulpiti e sui giornali, tra la falange governativa ed in quella non meno numerosa degli sciocchi, degli aspiranti e degli avidi, fecondano tristi germi messi da improvvide leggi per dividere provincia da provincia, le popolazioni settentrionali da quelle del mezzogiorno e distruggere la miracolosa fratellanza del 1860, a me sembra pio e cittadino obligo ricordare almeno la incancellabile fratellanza del sangue e delle sciagure.


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L'inquisizione e i calabro-valdesi
di Filippo De Boni
Daelli Milano
1864 pagine 117

   





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