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      Gli alpigiani d'Angrogna, a modo d'esempio, e molti de' Calabresi che abitano il territorio di Paola ebbero padri comuni e comuni scempii da un comune inimico, la chiesa di Roma. Serriamo adunque le file nazionali in nome de' nostri martirii, studiando i modi ad evitarne altri.
      Nè a te farà meraviglia ch'io prescelga religiosi argomenti, o dissotterri episodii, che alla nostra storia religiosa s'attengono. Io credo colla mente e col cuore le mutazioni politiche essere fugaci come l'aspetto di un cielo nubiloso in tempesta, quando le rispondenti mutazioni non sieno avvenute nella coscienza. In questa è la ragione di tutto, questa è la vera moderatrice della vita, la fonte della volontà, la madre de' pensieri e degli atti. L'uomo non può dividersi in due; nelle cose civili professare una dottrina di libertà, e nelle cose di religione il dogma della cieca fede, dell'obedienza assoluta1, non essendo possibile vivere in una contraddizione perenne. Se ciò vale per l'individuo, tanto più vale per gli esseri collettivi, ne' quali siffatto contrasto è lotta intestina, guerra civile, sanguinose catastrofi. Questa sentenza fu da fra Paolo per la prima volta applicata all'Italia; egli credeva non si potesse migliorare per nulla le sorti della nazione, quando la teocrazia non fosse abbattuta, modificata la credenza e la Chiesa. Noi dobbiamo e a più forte ragione lo stesso ripetere nel secolo decimonono. Pochissimi se ne accorgono, pochi lo confessano; i più nemmeno ci pensano, e addormentati entro il funebre lenzuolo di Roma con la massima indifferenza giurano fede alla Chiesa e alla Patria, come fossero due cose identiche o armonizzanti fra loro.


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L'inquisizione e i calabro-valdesi
di Filippo De Boni
Daelli Milano
1864 pagine 117

   





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