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      E invece sono intieramente contrarie. Bisogna scegliere tra la Chiesa e la Patria, tra il dogma della servitù e le teorie della libertà, fra il sistema dell'originale caduta e quello del progresso, tra la fede all'assurdo e i dettami della ragione, tra i capricci del miracolo e le immutabili leggi che reggono l'universo, tra il dogma de' sepolcri e quel della vita.
      Queste non sono mere speculazioni, un vano frondeggiare dell'intelletto; esse racchiudono tutto, ed affligge profondamente il vederle con disdegno respinte. I più, e non sempre volgo, s'accontentano di una negazione. Ma ciò non basta; l'uomo non può esistere sospeso nel vuoto. E poi l'ostile dottrina non è professata da una semplice scuola filosofica, ma informa e costituisce un'associazione, la più vasta e potente che sia comparsa mai sulla terra; è ordinata a governo, preleva imposte su tutte le nazioni, raccoglie eserciti, ha volontarie milizie senza numero, vanta occhi ed orecchi per sè in ogni famiglia; e proclamandosi superiore ad ogni governo laico, tiranna assoluta della vita e della morte, noi guerreggia nelle più intime ragioni dell'essere nostro, come individui e come popolo, tanto ne' desiderii quanto negli atti, nell'esercizio de' nostri diritti, nell'adempimento degli oblighi nostri, nel possesso della nostra terra, nell'amore delle nostre donne e de' nostri figli; ci niega libertà e patria. La chiesa romana in Italia essendo immortale ribellione accampata in nome di Dio contro l'Italia, non è possibile sfuggire al dilemma: l'Italia o la Chiesa deve perire.


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L'inquisizione e i calabro-valdesi
di Filippo De Boni
Daelli Milano
1864 pagine 117

   





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