Pagina (11/117)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Ed a questo, se amano la patria, la grandezza del nostro nome, la salute nostra e degli avvenire, esorto i nostri concittadini. Usciamo dalle orme del passato. Esponendo le nazionali miserie, risuscitando la testimonianza degli errori e dei delitti della Chiesa, ritessendo filosoficamente la storia, traendone le leggi che governano lo sviluppo dell'umanità e facendo anche della storia una scienza, appoggiati dall'un verso alle nozioni positive della natura, e dall'altro alle conseguenze filosofiche temperate da quelle, abandoniamo le rivelazioni positive, che nelle sepolture del passato racchiudono l'ideale dell'uomo; non rineghiamo, educhiamo il sentimento religioso, ch'è nell'uomo un risultato del suo organismo, come la sociabilità, come l'amore, poichè irresistibilmente egli tenta di mettersi in comunione con quanto è fuori di lui e del suo dominio, e ne surgono que' suoi magnanimi aneliti verso il lontano, verso l'ignoto, verso l'infinito, onde si compone l'ideale che l'uomo vuole raggiungere, e si determina la legge del progresso. Questo ideale, essendo il faro che rischiara la via, dev'essere portato fiammeggiante dinanzi, non immobile rimanere di dietro a lui. In altri termini, escludendo l'assoluto, che ci trasmuta la barbarie e l'ignoranza della culla in paradiso terrestre, l'innocente miseria dell'uomo fanciullo in un peccato che l'intiera specie ravvolge e deturpa, abbattendo le chiese de' tempi barbari, dobbiam ricomporre l'unità dell'anima, perchè non sia costretta a farsi due, l'una che ama la patria e odia le sue religiose tendenze, l'altra che segue le sue religiose tendenze e odia la patria, l'una che crede all'assurdo, appunto perchè assurdo e l'altra che accetta il solo vero positivo, perchè dimostrato scientificamente.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

L'inquisizione e i calabro-valdesi
di Filippo De Boni
Daelli Milano
1864 pagine 117

   





Chiesa