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      Ogni clero ha il coraggio della propria opinione, e dice il suo credo. Noi pure diciamo il nostro; non solo si nieghi, ma anche si affermi. E mentre dall'una parte, come tentasi in questo libricciuolo, si colora il ritratto de' nostri avversari, raccolgasi dall'altra i germi delle nuove credenze. Tutto cammina quaggiù. L'ideale dell'uomo, la scienza dell'anima, la sintesi di tutte le altre, rimarrà immota? No, anche il dogma è progressivo come tutte le altre cose, progressiva è la religione; altro legittimo sacerdozio non avvi che nei cultori della filosofia e della scienza, nè altra rivelazione che quella dell'umanità collettiva, perenne rivelatrice a sè stessa.
      Di Torino, li 15 marzo.
      FILIPPO DE BONIL'INQUISIZIONE
      e iCALABRO-VALDESI
      I
     
      CHE SI PROPONGA L'AUTOREQuesto libricciuolo racconta, premesso un rapido sguardo sul risorgere dell'inquisizione, una storia caduta dalla memoria degli uomini, l'umile storia di alcune migliaia di semplici agricoltori, che non si occuparono mai di politica, non furono rei d'avere mai scritta una pagina, non contesero ad alcuno nemmen col pensiero le signorie della terra, contenti al governo delle mandrie, al lavoro ed al frutto de' campi, adorando Dio Padre secondo le tradizioni de' loro antenati e la loro coscienza. Questo è l'unico delitto de' Calabro-Valdesi; questo li fece sacri alla morte, dietro una legge non ancora sconfessata, da un tribunale che ancora sussiste. La storia quasi sempre non va visitando le sepolture che per riavvolgere nel suo manto illustri cadaveri, sui quali pesano il più di soventi rimembranze di sociali sciagure e di grandi colpe.


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L'inquisizione e i calabro-valdesi
di Filippo De Boni
Daelli Milano
1864 pagine 117

   





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