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      Questo libro ne indica una, dimostrata le mille volte. Gesù ripugnava assolutamente dall'uso della forza materiale sulla coscienza; poichè quel rivelatore dell'anima umana credea non solo la forza impotente contro la semplice idea, contro la pura bellezza della verità, ma ergeva le cose morali dell'anima in un regno sovrano, creava nel cielo, nel regno spirituale per eccellenza, in Dio Padre, com'egli esprimevasi, la libertà. Tutta in ciò si racchiude la redenzione del genere umano. La chiesa di Roma, abdicando a codesto regno, non potè sottrarsi a naufragio ed a morte che con la forza; introdusse quindi nella sua religione il terrore, lo confuse persino all'idea della religione; ed è non solamente lontana per infinita distanza dal Cristo, ma è fuori d'ogni verità e d'ogni giustizia, poichè contraddica alle leggi immutabili della natura, cioè della vita.
      II
     
      GIOVANNI VALDES A NAPOLI.
      A chi percorre superficialmente la storia nostra, o la studia con gli occhi della letteratura ortodossa, sembra l'Italia un paese, ove sulle dottrine di Roma in ogni luogo ed in ogni tempo fu pieno e sincero consentimento, ove l'intelletto di molti non ardì mai ribellarsi alla fede, e il regno spirituale del papa durò incontrastato e sicuro dagli anni dell'apostolo Pietro, che non vide mai Roma, fino a' dì nostri. Qui non occorre rispondere che quanto importa al subietto nostro: per la prima metà del secolo decimosesto, il vero sta nella contraria sentenza.
      La maggioranza degli uomini còlti, anche nella Chiesa, discordava affatto dalla chiesa papale, e batteva un cammino che per alcuni traeva alla riforma germanica, per altri, precursori de' moderni ardimenti, al filosofico impero della ragione.


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L'inquisizione e i calabro-valdesi
di Filippo De Boni
Daelli Milano
1864 pagine 117

   





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