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      Anche le nuove religiose dottrine di Alemagna e di Svizzera non erano in parte che natural frutto dell'italiano risorgimento, dell'universo impeto nell'esaminare le fondamenta e il passato d'ogni istituzione, d'ogni studio, d'ogni legge. La riforma non era in fondo che una ristaurazione delle antiche dottrine cristiane, prima che subissero le modificazioni volute dalle necessità e dalla barbarie de' mezzi tempi, suscitate dalla turpitudine de' romani disordini. E la riforma, se non fosse altro, valse all'Europa che in qualche luogo almanco si mantenesse la libertà degli studii e delle opinioni, cioè il germe prezioso d'ogni libertà. Anzi nel settentrione della penisola nostra, lungo le alpi, si conservò più lungamente che altrove la indipendenza religiosa da Roma, in quella gran Diocesi d'Italia, che aspetta sempre uno storico. Dal 1100 andò restringendosi rapidamente, finchè tra i marosi dell'oceano invadente romano non sopravvissero liberi e incontaminati, come isola ignota, che alcuni gruppi di montanari, i Valdesi.
      Il terreno era dunque preparatissimo dappertutto a ricevere i semi della riforma. Essi avean cominciato a diffondersi fin sotto Leone X. Il disegno di questo lavoro vietandoci un lungo discorso sulla propaganda evangelica, basterà qualche cenno su Napoli; e poi sarà necessario dipingere il trasmutarsi severo dell'inquisizione romana sotto Paolo III, perchè sia più facile comprendere le fiere cose che seguiranno.
      Ei sembra che i primi germi di tali opinioni siano stati fra il popolo napoletano diffusi dai due mila cavalieri e sei mila fanti circa, i quali dopo il sacco di Roma vennero a pugnare il Lotrecco, insegnando co' fatti il disprezzo alla Chiesa2. Nell'alte classi, già molti quasi inconsciamente le dividevano; e per opporsi all'invasione dell'eresia Gaetano da Tiene e Giampetro Caraffa, indi Paolo IV, fondavano a Napoli nel maggio dell'anno 1533 una casa di Teatini.


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L'inquisizione e i calabro-valdesi
di Filippo De Boni
Daelli Milano
1864 pagine 117

   





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