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      Costei, imperatrice sui poeti e su quanti amavano l'eleganza delle umane lettere e della vita civile, teneva sua corte in Fondi. Grande ne suonava la fama; tanto che se ne invaghiva Solimano; e il Barbarossa di Tunisi per conquistargliela nel 1534 non indegna la trovò d'una spedizione e di uno sbarco. Giulia sfuggì a mala pena. Lo che determinò Carlo V alla già pensata spedizione di Africa. A queste donne che si raccoglievano intorno al Valdes per udirne le letture e i discorsi, s'univa talvolta la stessa viceregina.
      A tutti costoro, che tanto vario, se non tragico destino aspettava, la memoria di que' giorni vissuti in compagnia così bella, così pia e dotta, rimase profondamente impressa; e il Bonfadio, benchè scrivesse dal lago di Garda, ricorda anni dopo a monsignor Carnesecchi la felice compagnia. Chiaia e il bel Posilippo, quella amenità e quella eterna primavera, i lieti giardini e il ridente mare, ma sopra tutto il Valdes che reggeva coll'energia del volere e dell'intelletto un corpo debole e magro. E il Bonfadio, indi piangendo la recente morte del Valdes, benchè avesse un immenso desiderio di rivedere Napoli, esclama: Dove andremo noi, poichè il signor Valdes è morto4?
      Tali furono i lietissimi auspicii della Riforma nel mezzogiorno d'Italia.
     
     
     
     
     
      III
     
      NAPOLI CENTRO DI PROPAGANDAEVANGELICA
      Poco dopo l'editto di Carlo V compariva a predicar la quaresima ai Napoletani fra Bernardino Ochino da Siena in mezzo a grandissima aspettazione di tutti.
      Questi, giovanissimo come il Vermigli, per ascetico impeto aveva indossata la cocolla de' Minori Osservanti; ma in luogo d'austerità e fede tra i suoi fratelli di chiostro non rinvenendo che superstiziose ignoranze, disordini e corruttele, mutava proposito per volgersi alla medicina.


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L'inquisizione e i calabro-valdesi
di Filippo De Boni
Daelli Milano
1864 pagine 117

   





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