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      Ora la Chiesa avea perduto l'entusiasmo; la ragione, la scienza volgevasi contro di lei; e ricorse al terrore, come avea fatto altre volte. Toccare alla scure ed al fuoco è terribile; ma suppone in chi li adopera un'incrollabile fede; giacchè l'uomo che ragiona, cioè dubita, non può pensarvi. Il terrore, ribattezzando le vecchie religioni nel sangue, può talvolta ringiovanirle; suscita un nugolo di paurose visioni intorno all'anima, e fra quelle tenebre una moribonda credenza rialza il suo trono, benchè non riposi sopra colonne di ragionevole fede. Se il ferro ed il fuoco non possono estinguere la verità, è loro dato indugiarne lungamente lo sviluppo, avvizzirne per un'epoca li sboccianti germi. Le idee sono patrimonio di pochi; e quand'esse non giungano sotto pratica forma alle moltitudini che in generale sono governate dai pregiudizi, quando non ne impregnino la coscienza, dispersi i pochi, muore l'efficacia di quelle idee. Durante il secolo decimosesto i sacrifizi umani in Italia, in Ispagna, nel Belgio, poterono ritemprare la vecchia religione. Lo si vide nella stessa Ginevra; le ceneri del Serveto contribuirono senza dubbio a farne la Roma de' Calvinisti. Per dove è passata la torcia purificatrice dell'inquisizione, voi troverete sempre cattolici più che ardenti, vo' dire fanatici. Ve ne offre testimonianza il Belgio convertito dal duca d'Alba, e in Italia le città più provate dai pontefici inquisitori, come Lucca, Ferrara, Modena e via dicendo.
      I nostri antenati un momento credettero all'onnipotenza della verità, nè furono che profeti dell'avvenire, perchè questa lentissima si disviluppa ne' fatti.


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L'inquisizione e i calabro-valdesi
di Filippo De Boni
Daelli Milano
1864 pagine 117

   





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