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      Con esemplari confiscati del libricciuolo s'accesero a Roma di molti roghi, tra cui quello dello stesso Paleario, che vecchio di settant'anni fu strozzato ed arso, poco dopo il suo amico monsignor Carnesecchi.
      L'amica di tutti costoro, la bellissima ispiratrice di poetici e religiosi ardimenti, Giulia Gonzaga, citata a Roma da Pio V, moriva in Napoli di dolore.
      IXCREDENZE VALDESI
      Arsi, vinti, spersi o ridotti in qualunque modo a silenzio gli uomini della Riforma, i più distinti per dignità, per influsso e dottrina, gl'inquisitori con immensa collera seppero che nel regno intiere popolazioni, benchè pastorali od agricole, dividevano per tradizione secolare le credenze della Riforma, sicchè non pareva questa che una dotta e più logica risurrezione della lor fede.
      Domare l'orgoglio degli intelletti, contenere l'ambizione della scienza, che anela rapire al sacerdozio romano lo scettro spirituale sopra le menti e con esso il governo delle umane cose; combattere in tutte le guise nemici, i quali con impeto assalgano e ad ogni occasione minacciano dare campali battaglie; erigere baluardi intorno a fortezze già conquistate, però non di rado strette d'assedio, tutto questo ed altro comprendesi. Il profondo convincimento di possedere una verità, anzi quella assoluta, che unica può essere di vita, di salute immortale all'uomo, impone anche l'obligo di propagarla, d'ottenerle universo imperio, spiega e fino ad un certo punto giustifica l'inquisizione. Ma questa, facendosi inesorabile vendicatrice d'un culto nelle sue origini mansuetissimo, si era tratta nascendo alle più fiere conseguenze; e dopo gli antecedenti della Provenza e della Spagna, già santificato in Domenico lo stesso sistema, che puniva di rogo i fanciulli eretici i quali avessero compiuti sett'anni, non poteva arrestarsi.


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L'inquisizione e i calabro-valdesi
di Filippo De Boni
Daelli Milano
1864 pagine 117

   





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