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      I Valdesi mantennero co' semplici e puri costumi anche le più remote tradizioni delle chiese cristiane, direi quasi apostoliche; aiutati in codesto dalla solitudine crescente, in cui rimanevano per la barbarie che mareggiava d'intorno e per le comunicazioni che si chiudean d'ogni verso. Onde non si separarono, ma si trovarono separati dalla chiesa di Roma. Tra loro non avvi traccia delle forme, de' riti e de' dommi, che nel cattolicesimo dal 1100 in poi s'introdussero; tutte queste cose forse dapprima ignorarono, indi certamente respinsero. Alieni per consuetudini, per educazione, per l'ambiente loro sociale dalle controversie e dal furibondo dommatizzare, sdegnosi d'un clero corrotto, professarono costanti una religione, tolleranza ed amore per tutti, semplice come la vita loro. Per cui s'ebbero dalla Chiesa odio e guerra per secoli.
      I Valdesi riconoscevano e riconoscono Cristo solo capo della Chiesa; in essa cercavano quella spirituale unità, cui rompe la monarchia romana a forza di volerla artifiziale e tutta per sè; accettavano la Bibbia qual'era ricevuta, come unica loro scorta e legge, respingendo la tradizione non confermata dall'evangelio. Essi professavano la primitiva dottrina cristiana, della giustificazione per la fede, così protestando contro la dottrina delle opere esterne, secondo la quale si andò costituendo tutta la religione de' mezzi tempi ancora vigente, onde Roma seppe in mirabile modo intrecciare la forma assoluta, la superstizione e il commercio. Giacquero stranieri al culto e alle feste de' santi, eredità del mondo gentile, politeismo trasformato; giacchè dal soffio di Gesù dissipato l'Olimpo, la mitologia, lavorando la fantasia popolare, si ricoverava ne' santi.


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L'inquisizione e i calabro-valdesi
di Filippo De Boni
Daelli Milano
1864 pagine 117

   





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