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      Ci sarebbe facile allungar questi cenni - tanto la fierezza domenicana aveva indignato i Lombardi, sicchè paresse degna opera uccidere un inquisitore - col tracciare i tumulti di sangue che le cattoliche intolleranze suscitavano ad Orvieto, a Firenze e in altri luoghi. Ciò basti a indicare non improbabile che il Del Poggio, feudatario di Fuscaldo, amasse i Valdesi, quando non ne dividesse le credenze.
      Sollecitati dalli sparsi fratelli, o ristretti di soverchio nelle lor valli, o timorosi di nuove persecuzioni, alcuni d'Angrogna emigrarono, dietro forse un invito di quel signore. Qualche storico delle Valli26 registra una tradizione, che potrebbe essere la verità. Narra egli adunque, che due giovani valdesi trovandosi in un albergo a Torino conobbero un signor di Calabria; il quale, udendoli bramosi di stabilirsi fuor di paese, avrebbe lor detto: - Venite meco; ed avrete a coltivare belle campagne in cambio delle vostre roccie! - I giovani trasmisero la proposta alle loro famiglie che inviarono deputati a riconoscere i luoghi, impiegando secondo la stessa tradizione venticinque giorni nel viaggio27. E rinvennero una deliziosa contrada che tutta si stende alle falde dell'Appennino, avvicendata a monti ed a valli ove l'olivo e la vite fioriscono non lunge dal castagno e dal larice, incolta per anco e non popolata, ma tale da promettere ad agricoltori solerti agiatezza e pace. Gli esploratori ritornarono contentissimi de' luoghi e delle condizioni, che i baroni del luogo e que' di Fuscaldo offerivano loro.


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L'inquisizione e i calabro-valdesi
di Filippo De Boni
Daelli Milano
1864 pagine 117

   





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