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      Ma per non crearsi nemici senza bisogno pagavano regolarmente le decime; si mostravano probi, laboriosi, pacifici; e i baroni del territorio, come li Marzano e li Spinelli, che ai Del Poggio in Fuscaldo successero, se ne stavano paghi. La podestà regia nel governo delle Provincie era quasi nulla su quella baronia; tanto gli è vero, che solo, abbattuta dagli Aragonesi la baronale potenza, nell'anno 1497 i Calabro-Valdesi chiesero ed ebbero la regia sanzione ai patti che avean stretto da lunghissimo tempo e rinnovato co' feudatari di Fuscaldo, di Montalto, di Volturara e di altri luoghi. La memoria delle antiche persecuzioni, il racconto di quelle che di quando in quando scoppiavano nell'Italia settentrionale, li persuadeva a tener nascoso per quanto era dato il culto che professavono. Talvolta per amore di pace facevano battezzare i loro figli dai preti cattolici; anzi per serbare co' vicini relazioni fraterne, si rassegnavano qualche tempo a udire la messa.
      Però le colonie di Calabria e di Puglia non obliarono mai veramente le alpi native; onde con le vallate intrattennero comunicazioni dirette, e per quanto sembra solo di rado interrotte. Queste, secondo la scelta delle loro sinodi, le provvedean di ministri, od almeno di visitatori. I Barbi vi andavano a due a due, secondo antichissima consuetudine; l'uno vecchio, già esperto delle cose, delle persone e de' luoghi, detto reggitore; l'altro giovane e dimandavasi coadiutore, che il primo accompagnava per formarsi al proprio istituto.


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L'inquisizione e i calabro-valdesi
di Filippo De Boni
Daelli Milano
1864 pagine 117

   





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