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      A convincersene basta vederla qual sia, con tante giacenti macerie.
      Le regolari missioni de' ministri valdesi avean mantenuto negli animi la semplice fede de' padri, un aborrimento invincibile pel fasto idolatra dell'usanze romane, e nel medesimo tempo tale dolcezza e puritą ne' costumi, che i Calabro-Valdesi ne andavano distintissimi tra quelle varie popolazioni, aborigene, osche in parte, in parte greche ed anche arabe, le quali si toccavano tutte senza confondersi. Essi ci vengono dipinti timidi e senza lettere, solitari in mezzo ai cattolici, nelle minori cose sottoponendosi ad usi romani, in parte celando le loro credenze religiose.
      XII CALABRO-VALDESI E LA RIFORMA
      Se non che circa il 1530 adendo il fremito delle nuove dottrine e i trionfi dell'evangelio in Germania ed in Isvizzera, forse accorgendosi della mutazione in ogni parte d'Italia, anche nella vicina Napoli, ed affini riconoscendo quelle dottrine alle massime venerate de' padri loro, i Calabro-Valdesi cercarono avidamente di conoscere le vicende e gl'insegnamenti della riforma, anzi credettero giunto il momento di confessare aperto il loro culto. Appena seppero dagli inviati pastori le coraggiose risoluzioni della sinodo d'Angrogna, vieppił s'infiammarono. In quella congregazione, tenuta li 12 settembre del 1532 dai barbi e capi di famiglia, fu stesa una professione di fede; vi si decise d'abandonare qualunque dissimulatrice prudenza per isfuggire al martirio, di respingere tutte le superstizioni romane, tollerate fra loro per mondani timori.


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L'inquisizione e i calabro-valdesi
di Filippo De Boni
Daelli Milano
1864 pagine 117

   





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