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      Ei citò alla sua udienza alcuni de' più notevoli, perchè spiegassero e giustificassero quelle cose; al pastore Negrino e agli altri vollero unirsi anche l'Uscegli e il Pascale, abbenchè non chiamati. Era il luglio dell'anno 1559. Un amico segreto delle loro dottrine, o un uomo misericorde sebbene cattolico, il quale faceva parte della casa Spinelli, appena i due ultimi in questa comparvero, tentò dissuaderli dal presentarsi; diè loro avviso che avean suscitato nimicizie potenti, che l'ottima delle loro difese consisterebbe nell'evitare i pericoli, che partissero adunque senza mostrarsi. Il Pascale, generoso ed ardente, sdegnò il consiglio; esso gli parve codardo. E glie ne venne gran male, con la rovina di tutti.
      Il marchese non sostenne disputa. Intese alcune parole, accommiatò i suoi vassalli, non facendo stringere nelle sue carceri di Fuscaldo che il Negrino, il Pascale e l'Uscegli. Otto mesi durò quella loro prigionia. Li 7 febbraio del 1560 furono trasferiti a Cosenza nelle carceri della curia, per ordine del vicario vescovile. Costui tentò convertire i tre amici, mentre perseguitava a san Sisto e a Guardia per modo che lo stesso marchese s'adoperava per istornarne i colpi, ed istruiva di tutto il governo di Napoli ed il Cardinale Alessandrino.
      Il governo vicereale ordinava al vicario cosentino di procedere contro gli arrestati, secondo la qualità di tale delitto ricerca; e scriveva al dottor Bernardino Santacroce, forse un suo giudice, che trovavasi allora in Calabria, d'intervenire nella causa col proprio voto e parere, onde procedere ed eseguire con li termini della giustizia e de' sacri canoni35.


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L'inquisizione e i calabro-valdesi
di Filippo De Boni
Daelli Milano
1864 pagine 117

   





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